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29 ottobre 2024

Il Tribunale di Milano e l'esclusione delle lavoratrici con contratti a termine dalla legge finanziaria

Il Tribunale di Milano ha affrontato il tema dell'esclusione delle lavoratrici con contratti a termine dalla normativa che abolisce il 'cuneo contributivo', ritenendola in contrasto con la Costituzione italiana e la direttiva europea.

Il Tribunale di Milano ha recentemente affrontato una questione significativa riguardante la legge finanziaria dell'anno scorso. Questa normativa aveva introdotto l'abolizione del cosiddetto "cuneo contributivo", ossia l'eliminazione della quota contributiva a carico delle lavoratrici madri con almeno due figli per il 2024 e con almeno tre figli per gli anni successivi. Tale misura, che avrebbe comportato un incremento della retribuzione netta per le madri lavoratrici, è in fase di conferma nella legge di bilancio per il 2025, attualmente in discussione in Parlamento. Tuttavia, sia la legge dell'anno scorso che quella in esame escludono le lavoratrici con contratti a termine e quelle impiegate nel lavoro domestico.

Il caso è stato portato all'attenzione del tribunale da due associazioni, ASGI e Avvocati per niente, insieme a tre madri lavoratrici con contratti a termine, due delle quali insegnanti supplenti. Il giudice Franco Caroleo ha accolto le loro argomentazioni, ritenendo che l'esclusione delle lavoratrici con contratti a termine sia in contrasto con la Costituzione italiana. Secondo il tribunale, tale esclusione viola gli articoli 3 e 31 della Costituzione, poiché è irragionevole negare questo beneficio proprio alle lavoratrici con retribuzioni più basse, che sono spesso quelle con contratti a termine o impiegate nel lavoro domestico.

Inoltre, l'esclusione contrasta con la direttiva europea che vieta discriminazioni tra lavoratori a termine e quelli a tempo indeterminato. È anche considerata indirettamente discriminatoria nei confronti delle lavoratrici straniere, che più frequentemente delle italiane si trovano in rapporti di lavoro a termine o domestico.

Le associazioni promotrici del ricorso hanno espresso soddisfazione per questa decisione preliminare e sperano che possa portare a una correzione già nella legge di bilancio attualmente in discussione. Considerano questa esclusione un errore inaccettabile da parte del Parlamento, soprattutto in un momento in cui si sottolinea l'emergenza del lavoro povero e l'urgenza di supportare le famiglie. L'auspicio è che le lavoratrici madri più bisognose non vengano trascurate nei provvedimenti legislativi.

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