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17 aprile 2025

Dubbi sulla Costituzionalità del Trattenimento Amministrativo per Immigrazione in Italia

Il Giudice di Pace di Roma solleva dubbi sulla conformità costituzionale del trattenimento amministrativo per immigrati nei CPR in Italia.

Il Giudice di Pace di Roma ha recentemente sollevato significativi dubbi sulla costituzionalità delle modalità di trattenimento previste dall'articolo 14 del decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, noto come Testo Unico sull'Immigrazione (TUI). Le ordinanze, pubblicate nella Gazzetta Ufficiale il 20 novembre 2024, mettono in discussione la conformità di tali disposizioni con diversi articoli della Costituzione italiana, tra cui l'articolo 13 che tutela la libertà personale e l'articolo 3 che sancisce il principio di uguaglianza.

In quattro giudizi distinti riguardanti la convalida del trattenimento presso il Centro di Permanenza per i Rimpatri (CPR) di Roma Ponte Galeria, il Giudice ha espresso perplessità sulla legittimità costituzionale del trattenimento amministrativo così come disciplinato. La normativa attuale prevede che uno straniero possa essere trattenuto per un periodo di tre mesi, prorogabile fino a diciotto mesi, senza una chiara disciplina dei procedimenti e delle modalità di restrizione della libertà personale. Questo stato di cose è ritenuto in violazione della riserva assoluta di legge prevista dalla Costituzione, che richiede una regolamentazione dettagliata e specifica da parte del legislatore.

Le ordinanze hanno suscitato l'interesse di numerosi enti pubblici e associazioni della società civile, tra cui il Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale e diverse organizzazioni accademiche e non governative. Tali organismi hanno sottolineato le carenze della normativa vigente, che non garantisce un adeguato controllo giurisdizionale sui modi di trattenimento, a differenza di quanto avviene per la detenzione penale regolata dall'Ordinamento Penitenziario.

Il Giudice di Pace ha richiamato l'attenzione sulla necessità di una legislazione che disciplini in modo chiaro il ruolo e i poteri dell'autorità giudiziaria competente in materia di trattenimento amministrativo. Attualmente, la normativa si limita a disposizioni generiche, affidando la gestione dei CPR a fonti normative secondarie e lasciando ampi margini di discrezionalità a enti come Prefetture e Questure. Questo approccio è visto come una violazione del principio di uguaglianza e del diritto alla difesa, poiché non offre le stesse garanzie previste per i detenuti nelle strutture penitenziarie.

La questione è ulteriormente complicata dalla mancanza di una chiara definizione dei diritti dei trattenuti nei CPR e delle modalità per la loro tutela. A differenza dei detenuti penali, i soggetti in stato di detenzione amministrativa non beneficiano di un controllo giurisdizionale simile a quello esercitato dalla magistratura di sorveglianza. Questo crea una disparità di trattamento tra situazioni sostanzialmente simili, violando il principio costituzionale di uguaglianza.

In conclusione, le ordinanze del Giudice di Pace evidenziano un vuoto normativo significativo che richiede un intervento legislativo urgente per garantire il rispetto dei diritti fondamentali delle persone trattenute nei CPR. La tutela della libertà personale, considerata un diritto inviolabile, deve essere garantita attraverso una normativa chiara e dettagliata che assicuri un controllo giurisdizionale efficace e uniforme su tutto il territorio nazionale.

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