Il Patto Europeo su Migrazione e Asilo è una riforma di ampia portata approvata nel 2024 dall’Unione Europea con l’obiettivo di aggiornare e riorganizzare le politiche comuni su migrazione, frontiere, accoglienza e asilo. Nasce dopo anni di dibattito, tentativi falliti di riforma (anche avversari predeterminati del sistema attuale come il regolamento di Dublino) e pressioni crescenti sui paesi di primo arrivo.
Il Patto è entrato formalmente in vigore l’11 giugno 2024, ma molte delle sue misure diventeranno operative entro giugno 2026.
Il Patto si fonda su quattro pilastri principali, che, a detta degli esperti, dovrebbero uniformare il trattamento dei migranti richiedenti asilo nei Paesi UE:
1. Frontiere esterne sicure
o Screening uniforme per entrata irregolare: identificazione, controlli sanitari, sicurezza, vulnerabilità.
o Potenziamento del database Eurodac, che diventa un sistema integrato per migrazione e asilo.
o Procedure al confine per i richiedenti asilo che provengono da paesi “sicuri” o che hanno poche chance di ottenere protezione, con decisioni rapide.
2. Procedure rapide ed efficaci
o Regole comuni più chiare su chi è responsabile dell’esame di ciascuna domanda d’asilo (criteri di responsabilità).
o Standard unificati per le condizioni di accoglienza, per la qualificazione del diritto all’asilo e per i procedimenti d’asilo, con garanzie per i vulnerabili.
3. Solidarietà e responsabilità
o Meccanismo di solidarietà permanente e obbligatoria: gli Stati membri che affrontano pressioni migratorie particolarmente intense riceveranno sostegno, e la solidarietà potrà esprimersi in modi diversi (ricezione di richiedenti asilo, contributi finanziari, supporto operativo).
o Chiarimento su quale Stato dell’UE è responsabile per esaminare una domanda di asilo, per ridurre le “migrazioni secondarie” (ovvero quando il richiedente asilo si sposta da uno Stato all’altro).
4. Cooperazione internazionale
o Rafforzare i partenariati con paesi di origine e di transito, per prevenire i flussi irregolari, contrastare il traffico di migranti, sostenere le capacità di gestione dei confini esterni.
o Percorsi legali di migrazione e presenza di strumenti per l’integrazione positiva, come l’EU Talent Pool, che facilita il reclutamento internazionale in settori in carenza di manodopera.
Tuttavia, il nuovo Patto UE non è privo di controversie su aspetti che potrebbero essere in contrasto con alcuni Diritti fondamentali e generare continui ricorsi alla Corte di Giustizia europea.
Ecco alcune delle critiche più ricorrenti sollevate dagli esperti della materia:
- Diritti umani e garanzie: procedure al confine accelerate e obbligatorie potrebbero ridurre le possibilità per i richiedenti asilo di presentare il proprio caso, specialmente per chi proviene da paesi considerati “sicuri”. Ci sono timori che le condizioni di accoglienza possano non essere sempre adeguate, o che la detenzione amministrativa possa aumentare.
- Paesi di primo arrivo sotto pressione: anche con misure di solidarietà, nazioni come Italia, Grecia, Spagna continuano a temere che gran parte dell’onere finisca sulle loro spalle, soprattutto se i meccanismi di solidarietà non funzionano rapidamente o in maniera efficace.
- Rischio di esclusione o marginalizzazione: alcune organizzazioni per i diritti umani avvertono che la logica del “paese sicuro” e le procedure rapide potrebbero penalizzare persone che hanno bisogno di tutela ma che non rientrano perfettamente nei criteri stabiliti.
- Applicazione pratica: mettere in piedi un sistema europeo uniforme che funzioni bene su 27 Stati membri con diverse capacità amministrative, frontiere esterne molto diverse, differenti strumenti finanziari e condizioni di accoglienza è una sfida grande. Ci vogliono risorse, controlli efficaci, coordinamento.
Tutti gli Stati membri sono stati chiamati ad adeguare le proprie leggi nazionali entro il periodo di transizione (entro il 2026) affinché le nuove norme siano efficaci, vi sia maggiore efficienza nelle procedure di asilo: tempi più certi, decisioni più rapide, limiti più chiari.
L’obbligo di solidarietà e non più la volontarietà degli Stati al sistema europeo di condivisione degli oneri, rappresenta un ulteriore aspetto innovativo ma che va di fatto verificato nella sua applicazione pratica.
Infine, il potenziamento dei controlli ai confini esterni e l’uso consolidato di database condivisi, renderà più uniforme la registrazione e l’identificazione dei migranti.
Il Patto europeo su Migrazione e Asilo rappresenta un passo importante verso una gestione comune più strutturata e uniforme del fenomeno migratorio nell’Unione Europea. È pensato per bilanciare la necessità di controlli e sicurezza con la protezione dei diritti fondamentali e con la solidarietà fra Stati membri. Tuttavia, la sfida principale sarà l’attuazione concreta: mantenere gli standard di diritti umani, assicurare che nessuno Stato resti “in difficoltà” da solo, e che le procedure non diventino uno strumento per respingere piuttosto che per proteggere.
In allegato uno schema sintetico che ci permette di evidenziare le principali novità e criticità introdotte dal Patto Europeo su Migrazione e Asilo.
