La cittadinanza italiana rappresenta un legame giuridico fondamentale che unisce un individuo allo Stato, generando diritti e doveri reciproci. In Italia, essa non solo segna l'appartenenza a una comunità politica, ma è anche il fondamento per l'esercizio dei diritti civili e politici sanciti dalla Costituzione. La normativa attuale sulla cittadinanza è stabilita dalla Legge 5 febbraio 1992, n. 91, che ha sostituito la precedente legislazione del 1912, introducendo un sistema più moderno e flessibile. Questo sistema si basa principalmente sul principio dello ius sanguinis, arricchito da elementi di ius soli e dall'acquisizione volontaria.
La cittadinanza italiana può essere acquisita automaticamente in diversi modi. Un individuo diventa cittadino italiano per nascita se ha almeno un genitore italiano, indipendentemente dal luogo di nascita. Questo principio si applica anche ai figli nati all'estero. Inoltre, un bambino nato in Italia da genitori ignoti o apolidi, o che non può acquisire la cittadinanza dei genitori secondo la legge del loro paese d'origine, ottiene automaticamente la cittadinanza italiana. Anche il riconoscimento di filiazione o l'adozione da parte di un cittadino italiano comportano l'acquisizione automatica della cittadinanza per il minore. Infine, uno straniero nato in Italia da genitori stranieri può optare per la cittadinanza italiana al compimento dei 18 anni, a condizione di aver risieduto legalmente e ininterrottamente nel Paese fino a quel momento.
La cittadinanza può anche essere concessa su richiesta attraverso la naturalizzazione. Un coniuge straniero può richiedere la cittadinanza dopo due anni di matrimonio se residente in Italia, o tre anni se residente all'estero, con termini ridotti in presenza di figli nati o adottati dalla coppia. È necessario non avere condanne penali rilevanti e dimostrare una conoscenza della lingua italiana almeno a livello B1. La cittadinanza può essere richiesta anche per residenza legale in Italia, generalmente dopo dieci anni, ma i termini sono ridotti per alcune categorie specifiche.
Un cittadino italiano può rinunciare alla cittadinanza a condizione di possedere un'altra cittadinanza e risiedere stabilmente all'estero. La cittadinanza può essere revocata in caso di comportamenti contrari all'interesse nazionale, come condanne definitive per reati gravi o se acquisita con frode.
La procedura per la richiesta di cittadinanza avviene tramite il portale del Ministero dell'Interno. Le tempistiche sono state modificate nel tempo: inizialmente estese a 48 mesi dal Decreto Sicurezza, sono state poi ridotte a 36 mesi dal Decreto Immigrazione del 2020. La documentazione richiesta varia a seconda del tipo di domanda, ma include generalmente certificati di nascita e penali del paese d'origine, attestazioni di residenza e reddito, e test di lingua italiana per alcune categorie.
I figli minori conviventi con un genitore che acquista la cittadinanza italiana diventano automaticamente cittadini italiani, salvo rifiuto espresso dall'altro genitore titolare della responsabilità genitoriale. Essere cittadini italiani comporta numerosi diritti, tra cui il diritto di voto, l'accesso alla pubblica amministrazione, la tutela diplomatica all'estero e la libertà di circolazione nei paesi dell'UE.
Il tema della cittadinanza è spesso oggetto di dibattito politico, con proposte di riforma che includono l'introduzione di uno ius soli temperato, che permetterebbe la concessione della cittadinanza ai bambini nati in Italia da genitori stranieri legalmente residenti da un certo numero di anni.